Stuxnet, una creatura israelo-statunitense?

Stuxnet, una creatura israelo-statunitense?

Nuove indiscrezioni confermerebbero che la paternità del worm più chiacchierato del 2010 va ascritta all'asse Washington-Gerusalemme. Lo dice il New York Times
Nuove indiscrezioni confermerebbero che la paternità del worm più chiacchierato del 2010 va ascritta all'asse Washington-Gerusalemme. Lo dice il New York Times

Stuxnet, il worm telematico che nell’ultima parte del 2010 ha preso di mira il programma nucleare iraniano aprendo le porte a una nuova era per la cyber-war mondiale, sarebbe il frutto di una “joint venture” militare tra USA e Israele tesa a colpire Teheran.

Stando a quanto sostiene il New York Times , esperti e ufficiali confermano ancora una volta quello che già era noto da tempo: il coinvolgimento di Gerusalemme nell’ affaire Stuxnet – con la possibile assistenza di Washington – era apparso sin da subito molto più che plausibile , vista l’estrema sofisticatezza della minaccia informatica e l’obiettivo dichiarato degli apparati di controllo industriale impiegati nelle centrali nucleari iraniane.

Il worm è stato creato da ufficiali statunitensi e israeliani, dice il NYT , con il contributo – consapevole o meno – di Gran Bretagna e Germania. Non bastasse questo, sostengono le fonti del quotidiano statunitense, Stuxnet è risultato essere particolarmente efficace nel raggiungimento dei suoi obiettivi perché Israele ne ha potuto testare le qualità “dal vivo”.

Il test del malware sarebbe avvenuto nell’impianto super-sorvegliato di Dimona , nel deserto del Negev, sede dell’unico programma nucleare militare noto del Medio Oriente – ancorché mai ufficialmente dichiarato dalle autorità del paese.

Anche grazie all’azione di cyber-sabotaggio apportata dall’infezione di Stuxnet, sostengono gli esperti, i piani di sviluppo nucleare dell’Iran sono tornati indietro di qualche anno. Israele continua a supportare l’idea degli USA di costringere Teheran ad abbandonare l’atomo con le sanzioni – e il supporto di una minaccia militare “concreta” – ma dietro le quinte la potenza mediorientale lavora con ogni mezzo possibile per prevenire il progresso delle ricerche altrui.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
18 gen 2011
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