Supercomputer, l'Oriente avanza

Supercomputer, l'Oriente avanza

Analizzando i nuovi dati forniti dalla classifica Top500 del secondo semestre 2008 si nota come siano in crescita le nuove realtà asiatiche. Cina in primis
Analizzando i nuovi dati forniti dalla classifica Top500 del secondo semestre 2008 si nota come siano in crescita le nuove realtà asiatiche. Cina in primis

Per molto tempo il termine supercomputer è stato sinonimo di soldoni in termini di costi eccessivi di realizzazione. Attualmente la tendenza pare invertirsi: i supercomputer diventano sempre più accessibili, grazie alla diminuzione dei costi dei singoli componenti. Con il risultato che avanzano sempre più nuove realtà economiche e sociali come Cina e India.

un supercomputer All’alba della nuova release della Top500 dei supercomputer è evidente come la Cina abbia investito tantissimo in questo settore, arrivando a piazzare un superPC addirittura nella top ten in soli 18 mesi: in un solo anno e mezzo, i progressi sono stati notevoli, considerando che nel giugno 2007 il supercomputer cinese più quotato occupava la 43esima posizione.

Una crescita rapidissima, che ha portato la potenza asiatica a scalare posizioni, avvicinandosi al Giappone con 15 macchine attive rispetto alle 18 dei vicini di casa nipponici. Ottimo anche il piazzamento dell’India, 13esima nella nuova classifica con 8 macchine piazzate tra le prime 500.

Il calo dei prezzi – si parla pur sempre di cifre a sei zeri – segna una nuova svolta: in previsione futura, la capacità di tali sistemi di simulare esperimenti scientifici, previsioni metereologiche, nonché esplosioni, rende i supercomputer molto più appetibili, spingendo le nazioni emergenti a rivedere le proprie priorità evolutive. Ciò comporta spesso sacrifici notevoli a livello economico, ma quantomai necessari per raccogliere ottimi risultati in un futuro a lungo termine.

Capita così che un supercomputer acquistato dall’indiano Tata Group costato oltre 35 milioni di dollari venga visto come una possibile miniera d’oro da monetizzare il più possibile, anche se attualmente i profitti sembrano essere minimi: nonostante il computer di Tata sia già utilizzato per testare i design dei modelli di Boeing, “non abbiamo ancora recuperato l’investimento, ma sappiamo bene di aver investito in un’attività a lungo termine” dichiara Sunil Sherlekar, a capo del Tata Lab.

L’apertura all’utilizzo in diverse aree applicative dei superterminali apre nuove possibilità ad intraprendenti aziende: da tempo i supercomputer fanno capolino in realtà mutevoli come quelle dedicate al gaming e alle produzioni cinematografiche. Per citare due esempi su tutti, va ricordato come la Blizzard Entertainment si sia affidata alla cinese The9 per gestire i popolatissimi server locali di World of Warcraft e le positive prove fornite dalla neozelandese Weta Digital , casa di produzione di effetti speciali con all’attivo ben 4 unità presenti nella lista e blockbuster in catalogo come la trilogia tolkeniana di The Lord of the Rings e I fantastici 4 .

Supercomputer per tutti? È ancora presto per dirlo: di certo è un passo avanti, ma non tutto è ancora detto. Certo, qualcosa è cambiato: se prima le super macchine erano esclusivamente destinate ad enti militari o di ricerca, si fanno sempre più avanti nuove realtà. Anche il fattore geografico è da non sottovalutare: se prima a rappresentare l’Oriente c’era il solo Giappone, la crescita di Cina e India riequilibra, anche se in parte, l’asse mondiale da sempre orientato ad ovest.

Vincenzo Gentile

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Pubblicato il
19 nov 2008
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