Tecnocontrollo, tentacoli nel Regno Unito

Tecnocontrollo, tentacoli nel Regno Unito

La talpa del Datagate continua a scodellare rivelazioni sulla sorveglianza globale, che nella declinazione britannica fa rima con le intercettazioni a danno dei governanti invitati per il G20 del 2009. E la polemica statunitense continua ad infuriare
La talpa del Datagate continua a scodellare rivelazioni sulla sorveglianza globale, che nella declinazione britannica fa rima con le intercettazioni a danno dei governanti invitati per il G20 del 2009. E la polemica statunitense continua ad infuriare

Edward Snowden lo aveva anticipato, e puntualmente l’ex-analista della CIA e ora nemico giurato dell’intelligence statunitense sta mantenendo la sua promessa pubblicando nuove rivelazioni sulle pratiche di intercettazione e sorveglianza messe in atto negli USA e non solo.

L’ultimo scandalo – di una serie che minaccia di andare avanti per un bel po’ – emerso grazie ai documenti forniti da Snowden e dai soliti reporter del Guardian coinvolge i servizi segreti britannici , impegnati a spiare i capi di stato invitati al summit G20 che si tenne a Londra quattro anni fa.

Piuttosto che servirsi di strumenti di sorveglianza sofisticati come lo statunitense e oramai famigerato PRISM, però, gli agenti britannici usarono metodi più “tradizionali” per mettere sotto controllo i governanti come l’installazione di Internet Cafè fittizi e di keylogger sui terminali BlackBerry dei partecipanti al summit.

Grazie all’ottimo successo dell’operazione, rivelano i documenti forniti da Snowden, gli agenti segreti e il governo britannico, sul cui mandato essi operavano, ebbero accesso a tutte le comunicazioni scambiate durante il summit inclusive di chiamate vocali, email e quant’altro.

Gli agenti presero di mira anche l’allora presidente russo Medvedev , mentre ora la tecnologia e i metodi usati per questo genere di pratiche si è evoluto ed è stato ulteriormente migliorato. L’intelligence britannica era naturalmente in contatto con quella statunitense 4 anni fa come oggi, anche se nel caso in oggetto più che della sorveglianza globale per presunti scopi antiterroristici si parla di un vantaggio di tipo politico nei negoziati tra Londra, l’amico yankee e gli altri stati.

E PRISM? Il programma di sorveglianza globale della NSA continua a essere al centro del dibattito fuori e dentro la rete, tra rivelazioni sullo scarso rapporto costo-benefici della raccolta delle informazioni di geolocalizzazione e sulla reale natura del sistema di tecnocontrollo: secondo ignoti esperti e funzionari governativi, PRISM è in realtà uno strumento di “raffinamento” e analisi dell’enorme mole di dati raccolta dalla NSA con l’hacking e l’intercettazione diretta del flussi di dati veicolato dai grandi apparati di rete e dalle fibre ottiche delle backbone telematiche.

Le autorità e l’intelligence statunitensi non sembrano particolarmente preoccupate in merito alle conseguenze dello scandalo Datagate, anzi, la NSA continua a sostenere l’utilità di PRISM nella prevenzione di attentati terroristici e prepara memo interni per i propri ufficiali da usare come punti di discussione in difesa del programma presso il pubblico.

A essere genuinamente preoccupate per le conseguenze delle rivelazioni di Snowden sono invece le grandi corporation statunitensi che trafficano con i dati degli utenti, colossi che fanno pressioni su Washington per aumentare il livello di trasparenza nei rapporti sulle richieste FISA ricevute dal governo (Google), che pubblicano rapporti incompleti sulle suddette richieste (Facebook, Microsoft, Apple e altri) e che confermano la condivisione dei dati sulle vulnerabilità software con le autorità (Microsoft) ai fini della sicurezza.

Qualcuno (Yahoo!) ha anche provato a opporsi all’obbligo di far parte del programma PRISM e sottostare alle decine di migliaia di richieste di informazioni (FISA) annuali sui propri utenti, ma non c’è stato nulla da fare: la piovra onnipresente dell’intelligence statunitense arriva dappertutto, può sapere tutto di tutti e Barack Obama approva questo “bilanciamento tra privacy e sicurezza” che è lo scandalo Datagate esattamente come il suo predecessore George Bush jr.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
18 giu 2013
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