Tecnologia: l'Italia rimane indietro

Tecnologia: l'Italia rimane indietro

Lo sostiene l'ultima classifica dell'Economist. Come sempre in testa i paesi del nord-Europa, Danimarca su tutti
Lo sostiene l'ultima classifica dell'Economist. Come sempre in testa i paesi del nord-Europa, Danimarca su tutti


Roma – Il rapporto annuale stilato dall’autorevole Economist Intelligence Unit sull’innovazione tecnologica parla chiaro: nonostante i progetti dell’attuale compagine governativa, l’Italia rimane in coda rispetto agli altri stati aderenti alla moneta unica europea. Dietro a noi soltanto Portogallo e Grecia.

Su 65 paesi, il Belpaese conquista il ventiquattresimo posto , perdendo una posizione rispetto al 2004. Un risultato al di sotto delle aspettative per l’Italia: superata da Spagna e Francia, addirittura doppiata dalla Germania. “I risultati sono molto dinamici”, ha sottolineato George Pohle, dirigente dell’IBM Institute for Business Value, partner dell’EIU. Secondo Pohle, per essere competitivi serve un “impegno continuo, investimenti strategici sia pubblici che privati, in grado di creare valore per le istituzioni, per le imprese e per i singoli cittadini”.

Lo studio è stato realizzato tenendo conto di 100 categorie d’analisi quantitativa e qualitativa, suddivise in sei macrogruppi: dalla diffusione degli hotspot wireless alla sicurezza generale delle reti, fino all’alfabetizzazione informatica. Per ottenere la classifica sono state analizzate sopratutto le infrastrutture tecnologiche ed il generale clima economico , nonché le variabili socio-culturali e politiche dei paesi in esame.

Gli stati dell’area nordeuropea-scandinava si confermano, in assoluto, i più avanzati: Danimarca in testa per il secondo anno consecutivo, seguita da USA e Svezia. I paesi della penisola scandinava, secondo quanto emerge dall’indagine, restano lo standard di riferimento per i sistemi di e-government . Ben sei paesi UE compaiono tra i primi dieci. Ottimo risultato per la Svizzera, che in un anno è passata dalla decima alla quarta posizione grazie all’esplosiva diffusione della banda larga.

I 25 paesi dell’UE rimangono comunque nelle prime 40 posizioni. Promettono bene i nuovi membri dell’est: la giovane Estonia si piazza ventiseiesima, pilotando il gruppo dei nuovi arrivati nella famiglia europea.

La piccola ex-colonia di Hong Kong si rivela lo stato più tecnologico del sud-est asiatico e conquista l’ottavo posto. Risultato leggermente deludente per India e Cina: i due giganti figurano rispettivamente alla posizione 49 e 54. Ma i due paesi non hanno certo problemi legati alla produttività: i ricercatori dell’EIU ricordano l’ impressionante potenziale delle due enormi economie, sia per quanto riguarda il software che per l’hardware.

Chiudono la carrellata dei paesi l’Azerbaijian, classificatosi ultimo, il Pakistan e l’Algeria.

“Per avere un buon punteggio nella nostra classifica – ha concluso Pohle – uno stato deve raggiungere una sinergia tra innovazione, trasparenza, produttività e sicurezza”. Restano da chiarire i punti deboli del Belpaese. Che sia colpa del deprimente periodo di stagnazione economica globale? Il risultato eccellente conseguito da paesi meno ricchi e popolosi sembra smentire questa ipotesi.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
22 apr 2005
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