Tunisi e la sua rete blindata

Tunisi e la sua rete blindata

Grave denuncia di censure e restrizioni all'accesso da parte di OpenNet Initiative. I filtri tunisini, prodotti da una softwarehouse americana, sono utilizzati nel massimo riserbo e senza alcuna tutela
Grave denuncia di censure e restrizioni all'accesso da parte di OpenNet Initiative. I filtri tunisini, prodotti da una softwarehouse americana, sono utilizzati nel massimo riserbo e senza alcuna tutela


Tunisi – L’autorevole organizzazione accademica OpenNet Initiative ha scelto il pulpito del World Summit on the Information Society per colpire al cuore lo stesso paese che ospita la tavola rotonda delle Nazioni Unite sul futuro delle telecomunicazioni globali.

I membri dell’associazione, dedita allo studio empirico dei fenomeni censori in Rete, hanno completato una lunga ricerca che evidenzia l’uso di filtri centralizzati da parte del governo di Tunisi. Nel mirino delle autorità vi sono soprattutto siti scomodi come blog irriverenti, pubblicazioni politiche ed associazioni per la promozione dei diritti civili.

Human Rights Watch si è immediatamente unita alla polemica: “La Tunisia dovrebbe investire più soldi nella lotta al digital divide invece che acquistare costosi sistemi per la censura”. “Il 10% degli URL con cui abbiamo condotto lo studio”, si legge nel resoconto ufficiale stilato da OpenNet Initiative, “diventa misteriosamente una pagina d’errore 404: file inesistente”.

L’ intero apparato d’accesso pubblico , costituito da centinaia di Internet-cafè sparsi per tutto il paese, è il segmento più sotto controllo: i gestori, finanziati al 50% con fondi pubblici, sono obbligati ad utilizzare spyware per monitorare le abitudini degli utenti. Poco meno di un milione di cittadini si connette ad Internet, su una popolazione totale di circa 10 milioni d’individui: secondo HRW, “nessuno di questi riesce a sfuggire all’occhio vigile dei controllori”.

Il governo tunisino utilizza la tecnologia SmartFilter prodotta dalla statunitense Secure Computing . I dodici ISP nazionali fanno capo ad un unico monopolista statale per ottenere accesso ad Internet ed il sistema di filtri è attivo su tutti i server principali che gestiscono l’intero traffico dati.

Tuttavia gli utenti del vicino paese nordafricano, seguendo le dichiarazioni dei membri di ONI, “sono completamente all’oscuro di questi controlli, gestiti in maniera poco trasparente ed ingannevole”. David Burt, portavoce di Secure Computing, ha evitato di alimentare ulteriori discussioni e rimane sulle difensive: l’azienda californiana non farebbe distinzioni tra partner commerciali, statali o privati, vendendo tecnologia agli ISP senza saperne le loro intenzioni.

Già dal 1997 la Tunisia ha creato un ente nazionale espressamente pensato per controllare la Rete: l’ Agence Tunisienne d’Internet , gestito in maniera quasi esclusiva da fedeli collaboratori del presidente Zine el Abidine Ben Ali, è stato più volte denunciato da Reporters Sans Frontières per aver contribuito all’arresto di molti dissidenti politici, tragicamente torturati e bastonati.

T.L.

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Pubblicato il
18 nov 2005
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