Uber alla prova dell'Europa

Uber alla prova dell'Europa

Uber in queste ore inizia a confrontarsi con la Corte di Giustizia dell'Unione Europea in materia del suo inquadramento legale nel contesto della sharing economy. E' una semplice app o un vero e proprio servizio di trasporti?
Uber in queste ore inizia a confrontarsi con la Corte di Giustizia dell'Unione Europea in materia del suo inquadramento legale nel contesto della sharing economy. E' una semplice app o un vero e proprio servizio di trasporti?

I continui scontri di Uber con le autorità europee riceveranno una nuova spinta o un sostanziale stop dall’attesa pronuncia della Corte di Giustizia europea sulla richiesta di chiarimenti in materia avanzata da un giudice spagnolo: Uber deve essere inquadrata come app o come servizio di trasporti? Il colosso della sharing economy inizia oggi a confrontarsi con i giudici di Lussemburgo.

Sono numerose le autorità locali interessate a approfondire la situazione di Uber. Da ultimo, per esempio, il procuratore generale dello Stato di New York Eric T. Schneiderman aveva aperto un’indagine nei confronti della startup, chiudendola solo a seguito di un accordo con il quale Uber si è impegnata a limitare il prezzo del suo servizio durante situazioni di “interruzione anomale del mercato” del trasporto pubblico: in quel caso, tuttavia, i problemi delle autorità erano solo con una specifica offerta di Uber e non con la natura sostanziale del suo servizio, come avviene invece in altri Paesi ed in particolare in Europa.

Qui, infatti, soprattutto per la mobilitazione dei tassisti e l’ ampia regolamentazione del settore dei trasporti , Uber si è trovata a render conto dell’inquadramento legale sia dei suoi autisti (un problema che si è ripresentato anche negli Stati Uniti ed in India) e delle modalità di offerta di un servizio equiparato a fattispecie preesistenti, come in Italia avviene per il noleggio con conducente: secondo la normativa italiana le auto di questo servizio dovrebbero – a differenza dei taxi – partire da un’autorimessa ed effettuare solo i tragitti concordati. Ma tecnicamente, l’app dimezza tempi e modalità di incontro, permettendo all’utente di individuare l’auto più vicina e di avvertirla sempre via smartphone della propria destinazione.
Non avendo previsto una certa evoluzione tecnologica, dunque, la legge appare ora di difficile interpretazione rispetto alle nuove fattispecie .

Proprio dalle vicende nazionali, dove spicca il via libera ottenuto da Uber a Londra e al contrario il blocco imposto da Parigi , emerge lo spunto per la trattazione della questione a livello UE, a seguito del rinvio pregiudiziale di un giudice spagnolo nel caso che vede l’Associazione di categoria dei Tassisti denunciare Uber System Spain.

Il Tribunale spagnolo chiede alla Corte di Lussemburgo “se l’attività di intermediazione tra il proprietario di un veicolo e la persona che deve effettuare spostamenti all’interno di una città, attività che la convenuta svolge con fini di lucro e attraverso la gestione di mezzi informatici – interfaccia e applicazione di programmi informatici (“smartphone e piattaforme tecnologiche”, usando i termini della convenuta) – che consentono a tali persone di mettersi in contatto, debba essere considerata una mera attività di trasporto, un servizio elettronico di intermediazione o un servizio della società dell’informazione”, con le conseguenti ricadute sull’applicazione delle relative normative. Se Uber dovesse convincere la Corte di Giustizia di rientrare meramente nelle attività digitali, in particolare, non ricadrebbe sotto le (numerose) normative relative al settore dei trasporti.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
29 nov 2016
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