UK, giro di vite contro i troll

UK, giro di vite contro i troll

Dopo il polverone sollevato da un caso mediatico, il Regno Unito annuncia l'intenzione di quadruplicare le pene per le minacce e le offese online
Dopo il polverone sollevato da un caso mediatico, il Regno Unito annuncia l'intenzione di quadruplicare le pene per le minacce e le offese online

Il Regno Unito sta per rimettere mano alla normativa contro i troll di Internet, contro il cyberbullismo e le angherie mediate dalla Rete: l’ intenzione è quella di quadruplicare la pena massima prevista.

Al momento il Malicious Communications Act , sulla base del quale peraltro sono stati puniti alcuni casi di revenge porn, prevede che chiunque utilizzi i canali online per offendere o minacciare rischi una pena massima di sei mesi: in base alla riforma di cui si sta discutendo in questi giorni si arriverà a due anni di galera .

La riforma dovrebbe assumere le forme di un emendamento al Criminal Justice and Courts Bill ed è stata già soprannominata Chloe ‘s Law : l’interesse ad affrontare la questione è diventato impellente in seguito all’attenzione riservata dai media alle minacce ricevute via Twitter dalla modella Chloe Madeley . Le parole d’odio nei suoi confronti, originate da controversi commenti rilasciati in TV da sua madre a proposito di stupri non violenti, non si erano fermate neanche dopo la morte di uno dei troll della ragazza, la 63enne Brenda Leyland, trovata senza vita in un hotel dopo un acceso incontro con un reporter di Sky News. Il padre della modella, il presentatore televisivo Richard Madeley, nel frattempo, era intervenuto minacciando i troll e avvertendoli del fatto che “la giustizia li stesse aspettando al varco”.

Ad annunciare ufficialmente l’aumento della pena massima è stato
il segretario della giustizia Chris Grayling, che ha dichiarato che “questi troll di Internet sono dei codardi che avvelenano la vita della nazione”. Nella stessa occasione Grayling ha spiegato che nessuno sopporterebbe questo tipo di minacce in un contesto offline, e allo stesso modo “non dovrebbero trovare spazio sui social media”. Il messaggio – reitera Grayling – non può essere frainteso: “Se trolli qualcuno rischi di finire dietro le sbarre per due anni”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
20 ott 2014
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