UK, i giornalisti boicottano Yahoo!

UK, i giornalisti boicottano Yahoo!

NUJ, il sindacato dei giornalisti inglesi, ha invitato i suoi iscritti a boicottare ogni servizio online offerto dal portalone americano. Reo, a loro dire, di aver appoggiato le censure del regime cinese
NUJ, il sindacato dei giornalisti inglesi, ha invitato i suoi iscritti a boicottare ogni servizio online offerto dal portalone americano. Reo, a loro dire, di aver appoggiato le censure del regime cinese

Londra – La National Union of Journalists , il sindacato che riunisce i giornalisti irlandesi e britannici, ha fatto la voce grossa contro Yahoo! e ora chiama i suoi 40mila membri al boicottaggio del motore di ricerca americano. “Il NUJ considera inaccettabile l’appoggio che Yahoo ha fornito al governo cinese”, ha scritto Jemima Kiss, presidente del sindacato, in una lettera indirizzata a Dominique Vidal, vicepresidente del distaccamento europeo di Yahoo.

Il presidente della NUJ si riferisce naturalmente al ruolo che Yahoo ha avuto nell’ arresto di dissidenti politici da parte delle autorità cinesi. Il caso più eclatante è quello del giornalista Shi Tao , condannato a dieci anni di reclusione anche grazie alle informazioni che Yahoo avrebbe fornito alle forze dell’ordine.

“Il governo cinese ha una storia atroce di censura e repressione”, attacca Jeremy Dear, segretario del sindacato. “È essenziale che l’intera comunità internazionale inizi a fare pressione sul regime di Pechino”, ha poi aggiunto, “e dal nostro punto di vista, sconsigliamo caldamente l’uso dei servizi di Yahoo fino a quando l’azienda non cambierà atteggiamento nei confronti della Repubblica Popolare Cinese”.

Durante un recente incontro con gli investitori, il CEO di Yahoo Terry Semel ha voluto rimarcare l’impossibilità di svincolarsi dai diktat di Pechino: il governo cinese richiede cooperazione totale ed arbitraria da parte di tutte le aziende che operano nel settore delle telecomunicazioni, così da poter mantenere il controllo dell’informazione e dell’opposizione politica.

Lo scorso febbraio il governo americano ha bacchettato Yahoo ed altre aziende statunitensi presenti sul mercato cinese: cooperare con la censura governativa è certamente immorale, ma come hanno più volte sostenuto i portavoce del motore di ricerca californiano, “noi, come semplice azienda, non possiamo certo dettar legge ai paesi che ci ospitano”.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
6 giu 2006
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