UK, in galera per una password

UK, in galera per una password

Un diciannovenne si è visto imporre una pena detentiva per il rifiuto di fornire la password di accesso del PC agli investigatori. Buttarne in gattabuia uno per educarne mille, dicono le autorità
Un diciannovenne si è visto imporre una pena detentiva per il rifiuto di fornire la password di accesso del PC agli investigatori. Buttarne in gattabuia uno per educarne mille, dicono le autorità

Oliver Drage, cittadino britannico di 19 anni arrestato più di un anno fa con l’accusa di sfruttamento sessuale di minori, è stato condannato alla permanenza nelle regie galere locali per un periodo di 16 settimane. Drage, originario del Lancashire trapiantato a Liverpool, si è rifiutato di spifferare la password di accesso al suo PC nonostante l’espressa richiesta degli investigatori, e così facendo ha fatto scattare le misure punitive sancite dal discusso Regulation of Investigatory Powers Act del 2000 (RIPA 2000).

A settembre le autorità volevano mettere il naso nel computer di Drage, ma si sono trovati davanti alla richiesta di una chiave d’accesso lunga 50 caratteri. Stando a quanto prevede il RIPA, il ragazzo avrebbe dovuto fornire la password per evitare di incorrere in sanzioni e nella condanna alla detenzione forzata.

Non è la prima volta che il RIPA viene chiamato in causa per costringere qualcuno a rivelare chiavi di accesso riservate per consentire lo svolgimento delle indagini, e gli investigatori evidenziano l’importanza di questo genere di legislazione in un ecosistema in cui “i sistemi informatici sono in continuo avanzamento” e i presunti crimini avvengono sempre più attraverso Internet.

La sentenza detentiva nei confronti di Drage “invia un messaggio chiaro a quanti volessero provare a mascherare le loro attività criminali online”, ha dichiarato l’investigatore Neil Fowler della polizia della contea. I cyber-criminali di qualsiasi risma “verranno presi e portati dinanzi alla corte con la possibilità di una sanzione, che può anche essere una condanna di custodia come in questo caso”, ha detto Fowler.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
7 ott 2010
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