UK, Street View è in regola

UK, Street View è in regola

Secondo il garante della privacy d'oltremanica non ci sono problemi: il software di geonavigazione di Google va bene così com'è. Almeno per il momento
Secondo il garante della privacy d'oltremanica non ci sono problemi: il software di geonavigazione di Google va bene così com'è. Almeno per il momento

Google Street View non viola le regole britanniche sulla privacy. Lo ha stabilito la locale authority, rispondendo alle istanze recentemente presentate da una ONG e da alcuni cittadini. Ma le immagini che consentono l’identificazione di singoli individui dovranno essere rimosse, come accade già oggi dietro richiesta di chi viene ripreso.

L’ Information Commissioner Office ( ICO ), omologo del garante per la privacy italiano, era stato chiamato in causa nel marzo scorso, quando l’organizzazione non governativa Privacy International aveva presentato un esposto ufficiale contro Google. Street View, si legge nel testo depositato dai legali della ONG, non offre strumenti adeguati a tutela della privacy individuale e il suo impiego avrebbe creato “molteplici situazioni imbarazzanti e lesive per i singoli”.

In virtù di questo Privacy International chiedeva l’immediata rimozione di tutte le foto scattate da Google nel Regno Unito, ed un esame approfondito rispetto alla compatibilità del servizio con la normativa sulla privacy in vigore nelle Isole Britanniche, il Data Protection Act .

La risposta dell’ICO è arrivata lo scorso 23 Aprile, con una pronunciamento formale di circa 2500 parole. Nel documento il garante rigetta le richieste formulate da Privacy International e dai 73 cittadini che avevano presentato istanze singole, ma conferma la volontà di vigilare sull’ottemperanza di Google alle richieste di rimozione o anonimizzazione di singole immagini.

Nel testo di risposta, l’Autorità spiega che proibire completamente l’uso di Street View avrebbe costituito una misura “sproporzionata rispetto al relativamente limitato rischio di lesione della privacy” posto dal servizio.

La posizione dell’ufficio è stata ulteriormente chiarita da Bill Evans, componente dell’ente ed esperto di protezione dei dati, il quale ha spiegato : “Google Street View non viola il Data Protection Act e, in ogni caso, sarebbe contro l’interesse pubblico provare a riportare indietro le lancette della storia. In un mondo in cui tante persone usano Twitter, Facebook e scrivono sui blog, è importante adottare un approccio di buon senso rispetto a Street View ed ai rischi, relativamente piccoli, di violazione della privacy che esso comporta”.

Street View è stato lanciato nel Regno Unito poco più di un mese fa, con una copertura limitata a 25 città. Ma che il servizio non avrebbe avuto vita facile nel paese di Sua Maestà britannica si è visto fin da subito: il giorno dopo l’inaugurazione Google si era vista costretta dalle mail dei cittadini a rimuovere diverse immagini, tra cui quella di un giovane uomo che usciva da un sexy shop di Soho, a Londra.

BigG ha sempre sostenuto che Street View non presenta rischi per la privacy individuale, grazie in particolare alla presenza all’interno del software di specifiche tecnologie in grado di anonimizzare volti, targhe ed altre informazioni sensibili. E adesso, i responsabili dell’azienda californiana non nascondono la propria soddisfazione per la decisione dell’autorità. “Ci fa piacere apprendere della decisione dell’ICO – ha detto una portavoce di Google – Le considerazioni relative alla privacy individuali sono state al centro della nostra attenzione fin dalla fase di progettazione di Street View, e abbiamo continuato a confrontarci con il Garante durante tutto il periodo di sviluppo del servizio”.

Ma il via libera ricevuto nel Regno Unito non esaurisce completamente i problemi per Street View nel Vecchio Continente. Già da tempo, infatti, il garante europeo per la protezione dei dati ha a sua volta espresso dei dubbi sulla compatibilità del servizio con le normative europee in materia di privacy, e consimili perplessità starebbero sorgendo anche in Francia .

Giovanni Arata

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Pubblicato il
27 apr 2009
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