Dopo il martello legale mostrato dalla British Phonographic Industry (BPI), i vertici del Pirate Party britannico hanno staccato la spina al loro proxy per l’aggiramento dei blocchi imposti alla Baia dalla High Court di Londra .
Il domino tpb.pirateparty.org.uk non è più raggiungibile dagli utenti d’Albione, abbattuto per sempre su pressione delle grandi etichette discografiche.
Come confermato dagli stessi esponenti del Pirate Party , la minaccia di una lunga e dispendiosa causa legale ha scoraggiato anche gli spiriti più battaglieri. A capo della fazione politica, Loz Kaye aveva già ammesso di temere gli avvocati di BPI, in particolare per le sorti delle sue finanze personali. Il movimento pirata ha inoltre interrotto la campagna di raccolta fondi per salvare il proxy e dunque l’accesso libero a The Pirate Bay .
“Il Partito Pirata è ancora convinto che il blocco dei siti rappresenti una misura sproporzionata e soprattutto inefficace – si legge in un breve comunicato diramato dalla fazione politica – Continueremo ad esercitare attività lobbistiche in favore dei diritti digitali”. Il gruppo non avrebbe mai trovato i soldi necessari a fronteggiare le minacce legali delle major britanniche . ( M.V. )