I datacenter forse sono una moda, ma i loro consumi sono un problema reale. Per tentare di arginarlo, almeno in parte, una startup californiana ha avuto una idea originale: navi container trasformate in enormi centri di elaborazione in affitto, che sfruttano l’acqua del mare per provvedere al raffreddamento dei cervelloni.
International Data Security , così si chiama l’azienda, sembra avere le idee chiare. Racimolando in giro per il mondo i grandi cargo pronti per andare in pensione , basta un piccolo investimento per rimetterli in sesto e approntarli per ospitare veri e propri container trasformati in unità di elaborazione modulari.
Qualcosa simile al datacenter trasportabile di SUN, il Blackbox, o all’ analogo prototipo presentato da Google non più di qualche mese fa.
A bordo si potrà trovare ogni tipo di servizio: storage NAS ( Network Attached Storage ) e SAN ( Storage Area Network ), manutenzione e controllo delle apparecchiature, stanze ad accesso riservato con controlli biometrici, help desk e disaster recovery. Ma se non bastasse ci saranno anche uffici privati, suite per alloggiare gli admin in visita , locali per le riunioni e un servizio di ristorazione.
Ma è soprattutto il fattore ecologia a fare la differenza: secondo IDS, l’utilizzo dell’acqua di mare per il raffreddamento delle apparecchiature garantisce un risparmio di energia compreso tra il 30 e il 40 per cento . In tempi di petrolio a 100 dollari al barile, un vantaggio da non sottovalutare.
A completare il quadro, oltre agli abituali servizi di backup elettrico per garantire continuità ai servizi, IDS conta di sfruttare anche i motori della navi per offrire una garanzia aggiuntiva. Con un carico di bio-diesel, l’azienda sostiene di essere in grado di garantire fino ad un mese di autonomia anche in caso di gravi disastri naturali.
Luca Annunziata