USA, regole nuove per nuovi droni

USA, regole nuove per nuovi droni

Gli UAV dell'esercito ora si chiamano UAS, e sono quasi pronti a volare nei cieli USA dopo aver sorvolato l'Afghanistan. Il problema è darsi delle regole che preservino privacy e sicurezza dei civili
Gli UAV dell'esercito ora si chiamano UAS, e sono quasi pronti a volare nei cieli USA dopo aver sorvolato l'Afghanistan. Il problema è darsi delle regole che preservino privacy e sicurezza dei civili

L’esercito statunitense ha annunciato il completamento dei test dimostrativi dei suoi MQ-1C “Gray Eagle”, droni automatici (UAV) che lo US Army chiama “unmanned aerial system” (UAS) per rafforzare l’idea che oltre al drone c’è un’intera infrastruttura che salvaguarda la sicurezza del volo.

Gli ultimi test sono appunto serviti a saggiare le capacità dell’infrastruttura di terra a supporto dei droni Gray Eagle, vale a dire un insieme di radar localizzati in vari punti sul territorio statunitense e progettati per far si che lo spazio aereo sia sempre sotto controllo e gli UAV stessi non corrano il rischio di andare a sbattere contro altri veivoli (magari civili).

Discendenti del progetto Predator e realizzati da General Atomics, i droni Gray Eagle hanno già provato la loro funzionalità di ricognizione aerea in Afghanistan e ora aspettano solo la certificazione della Federal Aviation Administration (FAA) per cominciare a sorvolare il suolo domestico.

Certificazione Gray Eagle a parte, la FAA ha una ben più grossa grana da risolvere riguardo UAV, UAS e tecnologie similari : prestò scadrà il limite imposto dal Congresso per la messa a punto di una regolamentazione generale del nuovo settore aereo, e per facilitare il compito all’organizzazione l’industria dei droni volanti ha stabilito un Codice di Condotta dai toni rassicuranti.

Il codice dovrebbe servire all’ autoregolamentazione di un settore che al momento non segue alcuna regola, e i produttori di UAV provano a ingraziarsi le organizzazioni pro-privacy parlando di “rispetto” dei diritti delle persone, delle norme sulla riservatezza e di risposte alle “preoccupazioni” del pubblico circa le operazioni dei droni su territorio abitato da civili.

E mentre negli USA l’industria dei droni si prepara al tecnocontrollo “moderato” sceso (letteralmente) dall’alto, il produttore di armi MBDA pensa piuttosto a incrementare gli asset tecnologici avanzati da implementare sui suoi missili. Ultimo ritrovato in tal senso è Vigilus , una sorta di ibrido tra un UAV e un’arma di distruzione che si controlla da remoto e permette all’utilizzatore di osservare dal vivo l’obiettivo prima di farlo saltare in aria.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
13 lug 2012
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