USA, Wikileaks nel mirino

USA, Wikileaks nel mirino

Ispezionato alla dogana un collaboratore del sito, cittadino statunitense. I vertici militari parlando di responsabilità morali di Assange. Il sito si cautela con un file cifrato da 1,4 GB pieno di segreti
Ispezionato alla dogana un collaboratore del sito, cittadino statunitense. I vertici militari parlando di responsabilità morali di Assange. Il sito si cautela con un file cifrato da 1,4 GB pieno di segreti

Dopo la divulgazione di 90mila documenti riservati sulla guerra in Afghanistan, il Governo degli Stati Uniti sembra di fatto aver deciso di voler stringere le maglie (dei controlli di frontiera) su Wikileaks. Accanto a dichiarazioni ufficiali da parte delle autorità che apostrofano il sito di delazioni e il suo (mai così famoso) fondatore, Julian Assange, di aver irresponsabilmente messo in pericolo la vita di numerosi soldati lì impegnati, uno dei collaboratori del sito è già stato fermato e perquisito.

Il Segretario della difesa statunitense, Robert Gates, ha le idee chiare sulla faccenda e, pur non esprimendosi sulle eventuali responsabilità “legali”, attacca Wikileaks in quanto “colpevole quanto meno su basi morali” per la fuoriuscita di documenti militari riservati sulla guerra in Afganistan: “Hanno divulgato queste informazioni senza alcun riguardo per le conseguenze, senza alcun senso di responsabilità”.

Dietro alle parole del vertice della difesa a stelle e strisce riecheggiano
le dichiarazioni di autorità e vertici militari che avevano già sottolineato i rischi per le vite dei soldati in Afganistan causati dall’azione del sito , che arrivano a dire che Julian Assange “ha le mani sporche di sangue”.

Accanto alle dure parole ufficiali della difesa e dell’esercito le autorità non sono rimaste a guardare: Jacob Appelbaum, cittadino statunitense, esperto di sicurezza del progetto Tor e collaboratore di Wikileaks è stato, al momento dell’ingresso negli Stati Uniti, fermato , detenuto e interrogato sul funzionamento del sito di delazioni .

L’uomo, che era arrivato dall’Olanda per partecipare alla conferenza hacker Defcon e che in passato aveva anche sostituito il volto pubblico di Wikileaks, Julian Assange, in una conferenza HOPE, sarebbe stato chiamato da parte dai doganieri con la scusa, secondo testimoni anonimi, di un “controllo casuale di sicurezza”.

A quel punto però, gli agenti si sarebbero dimostrati fin troppo preparati sul suo lavoro e sulle sue conoscenze e nella detenzione di 3 ore gli avrebbero chiesto non solo di Wikileaks e dell’attuale posizione di Julian Assange, suo volto pubblico, ma anche delle sue opinione sulle guerre in Iraq e in Afganistan.

Il suo bagaglio e il suo computer sarebbero quindi stati ispezionati: al momento del rilascio gli sarebbe stato restituito il PC, ma non i tre telefonini che aveva con sé. Infine lo avrebbero minacciato affermando che questa pratica sarebbe diventata consueta ogni volta fosse tornato negli Stati Uniti.

Una volta giunto alla conferenza a cui era atteso per un intervento sul progetto Tor, ha confermato che i suoi cellulari sono stati sequestrati ma la storia non è finita lì .

Successivamente due uomini senza divisa e presentatisi come agenti dell’FBI lo hanno infatti avvicinato chiedendo di poter parlare con lui : quando l’hacker ha riferito che ne aveva già avuto abbastanza con l’episodio dell’aeroporto, i due hanno sottolineato che erano lì proprio per “aggiustare le cose”. Ma quando ha chiesto di vedersi restituire gli oggetti sequestrati, i due hanno dichiarato di non aver niente a che fare con quanto accaduto.

Nel frattempo l’esercito degli Stati Uniti ha anche allargato l’inchiesta sulla recente fuga di notizie militari riservate: si stanno ora verificando le posizioni e i ruoli che potrebbero aver svolto gli amici e i colleghi dell’ unico sospettato , il soldato 22enne Bradley Manning. Non si sa se si tratti di una procedura di indagine di routine o faccia seguito a più concreti sospetti.

Tuttavia, secondo alcune fonti rimaste anonime, coinvolti potrebbero essere addirittura alcuni studenti del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e della Boston University: almeno un laureato del MIT, al momento dall’identità sconosciuta, avrebbe riferito di aver scambiato una decina di email con Manning su questioni di sicurezza , pur non toccando mai la questione della fuga di documenti riservati.

Indiscrezioni parlano anche di un tentativo da parte dell’esercito di infiltrare la cerchia venutasi a creare intorno a Wikileaks . Anche Adrian Lamo, il cracker che ha fatto il nome del soldato semplice alle forze dell’ordine, continua nella sua opera di delazione contro la delazione e ha dichiarato in un’intervista che Manning era diretto e assistito tecnicamente da Wikileaks . E che quindi occorra individuare i suoi complici .

Nel frattempo Wikileaks si starebbe attrezzando per rispondere al nuovo livello di attenzione delle autorità nei suoi confronti: su Internet e su BitTorrent è disponibile un file con funzione di “assicurazione”, 1,4 GB di dati per il momento protetti da cifratura che, in caso succeda qualcosa ad Assange o alla piattaforma, potrà essere aperto da tutti coloro che nel frattempo l’avranno scaricato con l’inserimento di una semplice password (che al momento resta celata).

Claudio Tamburrino

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
2 ago 2010
Link copiato negli appunti