Usava un keylogger, finirà in carcere

Usava un keylogger, finirà in carcere

Accade ad un ex dipendente del Dipartimento dell'Educazione americano che aveva inserito sul PC del proprio diretto superiore un software per monitorare tutto quello che avveniva su quel computer
Accade ad un ex dipendente del Dipartimento dell'Educazione americano che aveva inserito sul PC del proprio diretto superiore un software per monitorare tutto quello che avveniva su quel computer

Washington (USA) – Si conclude con una sentenza che qualcuno considera troppo pesante la vicenda di Kenneth Kwak, un 34enne fino all’anno scorso dipendente del Dipartimento dell’Educazione statunitense e accusato di aver installato un keylogger sul computer del proprio diretto superiore: un giudice lo ha infatti condannato a cinque mesi di carcere a cui seguiranno altri cinque mesi di arresti domiciliari. In più Kwak dovrà pagare 40mila dollari tra danni morali e materiali.

Lo scorso marzo Kwak ha ammesso di aver installato software-spia sul PC del proprio superiore. Sebbene non abbia tratto un lucro dall’operazione , circostanza considerata attenuante, la violazione di un computer di una pubblica amministrazione negli Stati Uniti è considerato con estrema severità.

L’uomo non pare si sia mosso con particolare astuzia. Dopo aver installato il keylogger e aver così avuto accesso anche alle attività più riservate sul computer del proprio capo, Kwak ne avrebbe parlato con altri dipendenti del Dipartimento, finendo per mettersi nei guai.

Kwak, che sperimenterà nei cinque mesi di arresti domiciliari anche un braccialetto elettronico con un localizzatore GPS, grazie al quale le autorità avranno la certezza della sua permanenza costante nella propria abitazione, al termine di questi dieci mesi dovrà per ulteriori tre anni subire un regime di libertà vigilata e presentarsi periodicamente al tribunale di zona.

Sulla vicenda è arrivato un commento da uno dei vertici della società di sicurezza Sophos , Graham Cluley, che ha sottolineato come “il Governo americano ha adottato una policy di tolleranza zero sulle intrusioni nei propri sistemi informatici. Un messaggio chiaro viene mandato a tutti i dipendenti pubblici: azioni come queste non sono soltanto inaccettabili, sono considerate criminali a tutti gli effetti”. Secondo Cluley la stragrande maggioranza dei problemi di sicurezza riscontrati in ambito pubblico derivano proprio da azioni non autorizzate di personale dipendente.

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Pubblicato il
16 mag 2006
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