Roma – C’è chi ha scaricato un articolo sulla democrazia in inglese e lo ha tradotto e distribuito ai suoi concittadini vietnamiti, c’è chi ha tenuto contatti con organizzazioni democratiche internazionali pubblicando articoli filo-democratici e c’è chi ha scritto qualche pezzo contro alcune politiche internazionali del Governo: costoro, tre celebri cyber-dissidenti vietnamiti, da tre anni marciscono in prigione . Ma ora si potrebbe arrivare ad una svolta.
Ricorre oggi infatti il 60esimo anniversario dalla fondazione dell’attuale regime comunista vietnamita, un’occasione di festa per Hanoi, a cui si è appellata l’organizzazione internazionale di Reporters sans frontières , da sempre in prima linea per difendere la libertà di stampa nel mondo.
RSF ha così chiesto un segno di magnanimità e comprensione al regime, sostenendo che tre anni di galera per chi si è macchiato di simili offese dovrebbero essere considerati sufficienti anche per chi ritiene pericolose e sovversive quelle idee.
I tre sono Nguyen Khac Toan, Nguyen Vu Binh e Pham Hong Son e sono in realtà solo alcuni dei cyber-dissidenti detenuti nelle prigioni vietnamite. La loro scarcerazione, secondo RSF, potrebbe dare un segnale di novità e avvicinare posizioni così contrastanti come quelle dei filo-democratici e dell’oligarchia comunista. La richiesta arriva in un momento propizio: il regime ha già annunciato, in occasione dell’anniversario, un’amnistia per 10.400 detenuti, quattro dei quali colpevoli di aver svolto attività a favore dei diritti umani.
Tra i motivi dell’appello anche le precarie condizioni di salute dei tre, e in particolare di Son, che sarebbe ammalato di tubercolosi.
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