Virginia Tech, si scava online

Virginia Tech, si scava online

Si studiano le abitudini digitali dello studente protagonista del massacro dell'università americana. Nel mentre, monta puntuale la polemica sulla violenza nei media e nei videogiochi
Si studiano le abitudini digitali dello studente protagonista del massacro dell'università americana. Nel mentre, monta puntuale la polemica sulla violenza nei media e nei videogiochi

New York – Gli investigatori specializzati indagano sulle abitudini telematiche ed informatiche di Seung-Hui Cho , il ventitreenne responsabile del massacro nel campus universitario dell’università di stato della Virginia. Cho è stato descritto da stampa e studenti dell’ateneo come un solitario poco comunicativo, e gli esperti credono che, per un caso come il suo, possa risultare fondamentale individuare e analizzare le tracce lasciate in rete e sul suo PC personale.

Tra gli elementi già individuati vi è ad esempio l’attività di Cho come venditore e acquirente sul circuito d’aste telematiche di eBay : registrato con lo user ID blazers5505 sin dal gennaio del 2004, il ragazzo ha gestito discretamente la sua piccola compravendita online, riuscendo a collezionare il 98,5% di feedback positivi e solo un giudizio negativo.

Gli articoli venduti e acquistati nel tempo includono biglietti di partite di football, libri horror come The Best of H.P. Lovecraft: Bloodcurdling Tales of Horror and the Macabre , una calcolatrice grafica Texas Instruments con alcuni giochi all’interno. E soprattutto tre caricatori vuoti per la pistola semi-automatica Walther P22 (nella foto), una delle due armi da fuoco impiegate nella strage al campus.

la pistola L’acquisto, che il portavoce di eBay Hani Durzy si è affrettato a definire assolutamente legale, è stato fatto da un venditore dell’Idaho. Il popolare sito di compravendite ha offerto la propria collaborazione alle autorità entro le 24 ore successive alla comunicazione alla stampa dell’identità dell’omicida/suicida.

Gli investigatori stanno poi analizzando i PC trovati nella stanza di Cho al campus: una delle questioni che gli esperti sperano di risolvere è se il ragazzo sia mai stato in contatto via posta elettronica con Emily Hilscher, una delle prime due vittime della strage.

Un solitario come Cho, dicono i detective, può essere refrattario alla comunicazione diretta, tanto quanto può sfogare i propri reali sentimenti e intenti attraverso la mediazione del mezzo informatico o del telefono cellulare . Non che ci siano particolari misteri da risolvere: ben prima dell’azione scellerata dei 32 omicidi del 16 aprile scorso, Seung-Hui Cho si era già reso protagonista di minacce sotto forma di messaggi testuali e simili.

E mentre gli inquirenti stanno cercando di far luce sui particolari oscuri del fatto di cronaca, Reuters riporta come sia tornata ad infuriare, nella tradizione dei mezzi di informazione statunitensi, la solita polemica sulla violenza imperante e le nefaste conseguenze dell’orrore simulato sulle menti deboli o deviate.

“Gli assassini di massa di domani sono i bambini di oggi programmati con una massiccia overdose di violenza”, tuona lo psicologo-personaggio televisivo Phil McGraw dal pulpito televisivo del Larry King Live sulla CNN. Come sempre, le principali vittime della rinnovata – e mai sopita – caccia alle streghe sono i videogame violenti, che dal Doom della strage di Columbine in poi sono divenuti facile bersaglio degli strali di esperti e sedicenti tali sull’effetto destabilizzante della violenza digitale.

A mitigare (?) gli strali dello psicologo a mezzo TV arriva il commento di Craig Anderson, professore di psicologia alla Iowa State University, che sostiene come “gli atti di violenza estrema non accadono quasi mai in assenza di molteplici fattori di rischio”. Andereson è autore dello studio “Violent Video Game Effects on Children and Adolescents”, secondo il quale l’utilizzo di videogiochi e contenuti violenti aumenta il rischio di comportamenti aggressivi e antisociali.

Doug Gentile, co-autore dello studio, sostiene inoltre che nessun ricercatore del campo pensa che la sola violenza di videogame e cinema possa spiegare tali esplosioni di follia e odio. “Se fossero stati proibiti (i videogame violenti, ndr) il rischio sarebbe diminuito? Sì, lo sarebbe stato. Chi può dire se ciò sarebbe bastato a prevenire la strage?”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
24 apr 2007
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