WebTheatre/ Rai Net, che fare ora?

WebTheatre/ Rai Net, che fare ora?

di Gabriele Niola - Prodotti riciclati in pillole? Vendita di contenuti? Perché non creare un laboratorio per scoprire contenuti originali, magari creati da chi è realmente interessato a lavorare in rete?
di Gabriele Niola - Prodotti riciclati in pillole? Vendita di contenuti? Perché non creare un laboratorio per scoprire contenuti originali, magari creati da chi è realmente interessato a lavorare in rete?

Come ha già riportato con dovizia di dettagli Luca Annunziata, la dirigenza Rai Net ha convocato in più giornate una platea di nomi noti e esperti vari del mondo del video in rete in tutti i suoi comparti (tecnici, teorici, giornalistici, produttivi) per intavolare una discussione su come possa Rai Net strutturare un’offerta originale e autonoma pensata per internet. Rai Net che ad un anno dal rinnovo della sua presenza in rete è una delle realtà migliori del suo settore in Italia (cosa di cui già si era dato conto a suo tempo).
In sostanza la RAI ci ha posto la domanda che si stanno ponendo tutti in Italia ma anche nel più avanzato mercato americano: cosa mandiamo in rete? La risposta è contenuti professionali realizzati dagli utenti.

Come si sostiene da tempo in questa rubrica, se la tv richiede dei prodotti diversi dal cinema (perché è un mezzo diverso che funziona con tecnologie diverse, è distribuito e fruito diversamente) allora anche la rete vuole produzioni ancora diverse. Si parla di materiale che non somigli a quei contenuti “travasati” (dal cinema o dalla televisione) che con diversi tagli e diverse funzioni già trovano un loro successo in rete perché da un contenuto originale ci si attende qualcosa di più e di diverso.
Rai Net ha fatto un gran lavoro nell’ultimo anno perché ha seguito quel che in rete già succede, ha dato agli utenti quello che loro avevano dimostrato di volere su mezzi come YouTube. Li ha sorpassati sulla loro medesima corsia. Ed è un bene! Ad oggi in rete è meglio procedere così, gli utenti capiscono di cosa hanno bisogno e i grandi player li seguono poiché da soli i grandi non possono comprendere l’uso migliore del mezzo più di come faccia l’intelligenza collettiva degli utenti. Ora è bene fare lo stesso anche per quanto riguarda la produzione originale.

L’idea di vendere contenuti avanzata nell’incontro sembra in toto perdente. Forse realizzando degli spin-off di materiale andato in onda in tv (come si fa negli stati Uniti con esprimenti tipo Harper’s Globe o Dexter: Early Cuts o anche appoggiandosi ai videogiochi come con Assassin’s Creed: Lineage ), questi potrebbero racimolare qualcosa ma lascerebbero la domanda principale senza risposta.
Più sensato sembra ipotizzare che Rai Net faccia quello che in Italia già fa FlopTv, e negli USA fanno in mille, godendo della sua sconfinata base di utenti: racconti a puntate per la rete che parlino di temi diversi per un pubblico diverso, quello del suo portale o quello che è interessato a queste cose. Produzioni a bassissimo costo per definizione. Se webserie dev’essere, si deve fare a budget minuscolo, perché sia qualcosa di agile e svelto, disimpegnato e dalla fruizione facile. Qualcosa che parli alla categoria umana che fa un uso forte di Internet e che da Internet si aspetta racconti che parlino del suo mondo, che in sostanza attende di essere rappresentata, come ad oggi fa la televisione per il suo target più anziano.

La cosa sicura è che simili prodotti non avranno mai (nei prossimi anni almeno) neanche una minima parte del successo e della risonanza di quelle clip prese dalla tv generalista che si trovano su Rai.tv . Questo accade per lo stesso motivo per il quale, nonostante il successo del mercato Home Video, si sono sempre piratati quasi solo i film in sala piuttosto che quelli che usciti in DVD, che al contrario dei primi sarebbero di ottima qualità, perché è dei film al cinema che si parla, sono loro quelli pubblicizzati che scatenano curiosità e diventano argomento di conversazione. E finché l’argomento di conversazione sarà la televisione generalista i loro prodotti saranno infinitamente più richiesti.
Esiste però anche una minoranza che guarda contenuti diversi, lo si fa con gli quelli americani dunque si può fare anche con quelli italiani e la RAI si potrebbe garantire una riconoscibilità presso questo pubblico. Un ritorno economico forte non ci sarebbe di certo: non funzionano così le serie per la rete, nessuna, nemmeno quelle statunitensi, nemmeno dr. Horrible fa successo direttamente, eppure si vedono gratis. Ma un vantaggio in termini di immagine e posizionamento ci sarebbe di sicuro.

Rai.tv dovrebbe diventare una piattaforma con pochissimi contenuti originali (webserie, webshow o quello che vogliono) realizzati da team esterni magari con un loro aiuto e selezionati con gusto. Ma quando dico esterni non intendo provenienti dall’esterno della RAI, intendo esterni al mondo dello spettacolo professionale! Studenti di cinema neodiplomati o grandi appassionati, poco importa, non produzioni amatoriali ma storie piccole, di intrattenimento, non per forza divertenti (anche se male non fa) dotate di una trama forte e nessuna, ripeto: nessuna manifesta velleità autoriale. Come le serie televisive, dovrebbero essere episodi centrati su un intreccio forte.
Non sarebbe nulla di eccessivamente originale, in America ci sono tantissimi siti simili basta guardarli, alcuni anche dotati di prodotti ottimi (questa rubrica ne ha segnalati a centinaia negli ultimi anni) e in Italia è quello che sta già cercando di fare FlopTv, ma la RAI avrebbe altri numeri.

Il lavoro di selezione sarebbe pazzesco ma sperare che qualcuno interno al mondo della televisione statale italiana possa partorire una cosa adatta alla rete sembra impossibile. Esperimenti simili ci sono stati ed erano semplicemente brutti.
Occorre rivolgersi a qualcuno in questo senso vergine, persone sveglie con prodotti forti che hanno tutto l’interesse a tentare di collaborare con Rai Net per dare visibilità online alle loro idee. Non necessariamente degli esperti della rete, ma esperti di racconti. Rai Net può diventare un Rai Lab dove ragazzetti svegli fanno quello che ai professionisti non è concesso. Si fa, si testa e se non piace a casa. Del resto è la RAI.

Gabriele Niola
Il blog di G.N.

I precedenti scenari di G.N. sono disponibili a questo indirizzo

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Pubblicato il
11 mar 2010
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