Wikipedia, guerra agli editor prezzolati

Wikipedia, guerra agli editor prezzolati

Gli avvocati fremono: se il marketing mascherato da partecipazione non verrà interrotto, Wikimedia adirà le vie legali. Perché violare le condizioni d'uso di Wikipedia può diventare una truffa
Gli avvocati fremono: se il marketing mascherato da partecipazione non verrà interrotto, Wikimedia adirà le vie legali. Perché violare le condizioni d'uso di Wikipedia può diventare una truffa

Non è bastato estromettere gli account responsabili di sfruttare Wikipedia come uno strumento di gestione della reputazione di brand disposti a pagare per costruirsi un’immagine impeccabile, non è bastato ricordare che le condizioni d’uso dell’enciclopedia libera proibiscono di orchestrare identità fasulle e latrice di istanze commerciali: Wikimedia ha deciso di passare alle maniere forti contro il marketing indesiderato, e indesiderabile presso una fonte che dovrebbe rimanere neutrale, equilibrata dal pluralismo delle voci che la popolano.

Gli avvocati di Wikimedia si sono dunque messi in moto, determinati nell’interrompere le pratiche di Wiki-PR, agenzia che si propone di operare su Wikipedia per edificare a favore dei propri clienti una immagine pubblica desiderabile. L’azienda era già stata richiamata all’ordine il mese scorso, dopo che le sue attività erano state analizzate dai media e avevano riportato alle cronache l’annoso fenomeno dell’ inquinamento di Wikipedia da parte di editor professionali. Wikimedia aveva disposto blocchi di account basati sulle proprie condizioni d’uso , che tutelano la neutralità e la verificabilità, proibendo conflitti di interessi e la gestione di account che agiscano con lo specifico intento di orientare l’opinione degli utenti per trarne profitto.

È così che in una comunicazione inviata ai vertici di Wiki-PR, il team legale di Wikimedia ribadisce che comportamenti come quelli messi in atto dall’agenzia, di fatto, attentano alle dinamiche della community di Wikipedia, sottraendo tempo ai volontari, costretti ad indagare per interrompere le attività di chi opera, profumatamente pagato , in violazione delle condizioni d’uso. Ma non si tratta semplicemente di mettere in atto dei ban: Wikimedia ricorda che l’abuso del trademark è illegale, che le condizioni d’uso possono all’occorrenza diventare un’arma legale che si può imbracciare per dimostrare le violazioni e le illegalità commesse sulla piattaforma.

La richiesta di Wikimedia assume dunque gli aspetti di un atto ufficiale, di un’ ingiunzione a porre fine alle operazioni di editing rivolta ai proprietari, ai dipendenti, ai collaboratori, e a tutti coloro che hanno a che fare con Wiki-PR. Wikimedia si dichiara pronta a adire le vie legali per difendere i propri diritti e la propria community, dal canto suo Wiki-PR ha assicurato la propria intenzione di collaborare, proprio come aveva fatto nelle scorse settimane. Non fosse sufficiente il frusciare dei faldoni degli avvocati, la lettera di Wikimedia ricorda che l’ effetto Streisand è dietro l’angolo: chi affiderà più la propria immagine ad un’azienda che costruisce reputazioni artificiali e che non può più confondersi con l’opinione pubblica connessa?

Gaia Bottà

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Pubblicato il
21 nov 2013
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