IPSO, uno standard per la Internet delle cose

IPSO, uno standard per la Internet delle cose

Nasce una nuova alleanza con lo scopo di stabilire regole e protocolli comuni per portare gli indirizzi IP sui dispositivi più minuscoli e più vari. Ora è a un passo dalla concretizzazione
Nasce una nuova alleanza con lo scopo di stabilire regole e protocolli comuni per portare gli indirizzi IP sui dispositivi più minuscoli e più vari. Ora è a un passo dalla concretizzazione

Dietro il nome di IP for Smart Objects Alliance (IPSO) si nasconde forse l’ultimo sforzo necessario per concretizzare la pervasività di Internet e delle comunicazioni di rete in qualsiasi oggetto possa ospitare microchip, dalle CCTV ai badge di controllo del personale passando per ogni genere di sensore, apparecchiatura, dispositivo.

In IPSO convergono gli sforzi per la standardizzazione degli elettro-aggeggi basati su IEEE 802.15.4 : al contrario delle tecnologie IEEE 802.11 (volgarmente note come WiFi) ha un approccio più orientato ai dispositivi e alle loro esigenze che a quelle dell’utente finale, inclusa la necessità di risparmiare sul prezzo ed esclusa quella delle super-velocità per trasferire film in formato HD senza fili e attività similari.

Il fine ultimo di IPSO è quello di servire da organizzazione ponte per tutti i soggetti che al momento si occupano di traghettare lo standard IPv6 sui dispositivi “ubiqui”, liberi in questo caso dalla necessità di gateway di traslazione da e verso Internet. Le 24 aziende entrate nel consorzio includono Atmel, Cisco, Emerson, Freescale e Sun Microsystems, tutte in diretta competizione con quelle che supportano protocolli proprietari come quello sviluppato dalla Zigbee Alliance .

IPSO, al contrario, vuole che si lavori ad uno standard universale, adattando la chiave di volta che ha reso Internet realmente onnipresente al prossimo gradino dell’evoluzione delle tecnologie di comunicazione e di rete, quel concetto di ubiquitous computing di cui al momento non si conoscono che le mere potenzialità .

“Al personale tecnico piacciono gli IP perché significano non dover costruire gateway di traslazione, ma i businessman volevano vederci un ecosistema di aziende dietro”, ha dichiarato il chairman dell’alleanza Geoff Mulligan. “Qualcuno ancora non si rende conto che ora è possibile infilare un IP in un dispositivo che costa meno di 2 dollari” continua Mulligan, sostenendo che il tutto non richiede che 4 KB di RAM o 32 KB di flash memory.

Tra le priorità di IPSO c’è quella di riuscire a far incontrare i diversi interessi in gioco , sia quelli commerciali che quelli meramente tecnologici rappresentati dal consorzio 6LowPAN . I piani al momento parlano di un test di interoperabilità della decina di stack software rilasciati dalla suddetta organizzazione, anche se il successo dell’iniziativa molto dipende dalla capacità di riuscire a coinvolgere le aziende private.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
17 set 2008
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