Lavorare 16 ore al giorno, per mesi, e poi ritrovarsi il frutto di tanto impegno distribuito su Internet , senza che nessuno paghi un centesimo e senza nemmeno prima avvertire. È quanto successo all’ultimo album della band canadese The Dears , che in una mail spedita ai fan si dice “devastata” e nel contempo eccitata per l’accaduto, che coinvolge un gruppo in fondo ancora “da vecchia scuola” ma che non vuole tentare di contrastare (per giunta inutilmente ) il progresso tecnologico dettato dalla diffusione del file sharing.
“Non era esattamente nostra intenzione, ad essere onesti – si legge nella mail inviata dalla band – e anche se è in qualche modo fico non possiamo non sentirci turbati. Siamo sempre stati consapevoli della possibilità che accadesse, perché viviamo in questa epoca. Né ci aspettiamo che qualcuno enfatizzi il fatto”.
Le cose, per quanto RIAA e le major ci mettano impegno a far finta di vivere fuori dalla realtà, oggi vanno così e non c’è granché da fare. Piuttosto, continua il gruppo, anche se l’album è oramai in rete disponibile a chiunque per il download a costo zero , val la pena chiedere a chi dà valore alla musica e vuole sostenere gli artisti di scegliere tra “a) scaricarlo ora; b) aspettare e acquistarlo in seguito; c) entrambe”.
Missiles è un lavoro “massiccio, intricato, stratificato”, che ha richiesto “parecchio amore, parecchia cura” e ha tra l’altro testimoniato lo scontro artistico tra i due membri principali del gruppo (Murray Lightburn e Natalia Yanchak) e i musicisti di supporto, che alla fine della fase di registrazione avevano tutti lasciato la band. Gli autori lo spiegano, sperando di suscitare l’interesse nei fan, di stimolarne le riflessioni.
Il gruppo teme inoltre che la qualità dei file distribuiti non sia all’altezza di un’esperienza sonora degna , e anche in questo caso invita i potenziali acquirenti/fan ad ascoltare più volte (“magari quattro”) il lavoro e ad acquistare l’album ufficiale in uscita a ottobre in tutto il mondo, masterizzato “nella massima qualità” dalla leggenda dell’industria musicale Bob Ludwig .
Con il loro appello i Dears sperano di convincere gli appassionati del fatto che loro non ce l’hanno con il file sharing, ma di certo hanno bisogno di soldi per continuare a fare musica . D’altronde è un fatto che nemmeno Comcast, l’ISP ammazza-BitTorrent sulla graticola nei mesi passati per aver strozzato le connessioni dei condivisori statunitensi, ce l’abbia con il P2P a prescindere.
Nel tentativo di riappacificarsi con gli organi statunitensi di regolamentazione delle telecomunicazioni, il chiacchieratissimo ISP ha appena comunicato alla FCC i dettagli sul suo nuovo sistema di gestione intelligente (anche se si parla di throttling , strozzamento appunto) della banda, un sistema che dovrebbe risultare agnostico rispetto al tipo di traffico assicurandosi solo di garantire a tutti la stessa qualità di fruizione della rete. Qualcosa, dunque, sembra proprio muoversi.
Alfonso Maruccia