Il 2008 verrà sicuramente ricordato come l’anno dei grandi ritorni per quanto riguarda i videogame su PC: prima Blizzard ha annunciato ufficialmente l’ arrivo di Diablo III , poi gli specialisti dei giochi di ruolo BioWare hanno alzato il velo sul nuovo MMOG di Guerre Stellari , e ora Cyan Worlds ha dichiarato la propria volontà di rivitalizzare la boccheggiante piattaforma di Uru Live , donandone il codice agli utenti sotto licenza open source.
Non di vero e proprio “ritorno” si tratta, in effetti, perché il progetto di videogame massivo on-line Uru, anche noto come Myst Online , non se n’è mai andato. Ma considerando le vicissitudini finanziarie , la distribuzione del codice di client, server e tool alla community FOSS è poco meno che un evento.
Prima finanziato e prodotto da Ubisoft, poi preso in gestione da GameTap e infine ritornato tra le mani di Cyan, vale a dire lo sviluppatore originale di una delle IP videoludiche più importanti di tutti i tempi, Myst Online ha l’ambizione di unire l’interazione in tempo reale di avatar full-body a quell’atmosfera rarefatta e straniante che accompagna la serie sin dall’ avventura originale , uscita originariamente su Macintosh nel 1993 e convertita per ogni genere di piattaforma vendendo uno sproposito di copie solo su PC (il gioco è stato a lungo il titolo più venduto per IBM e compatibili prima dell’exploit di The Sims).
Myst è generalmente considerato come una “prima volta” per parecchie cose: è stato il gioco che, assieme all’horror The 7th Guest , ha contribuito per buona parte a spingere la diffusione massiccia dell’allora giovane tecnologia Cd-ROM sui computer, ha messo d’accordo pubblico e critica che ne ha decantato le lodi come prodotto “artistico” di primo piano ben diverso da un semplice “passatempo” interattivo e ha trasformato in maniera definitiva (qualcuno direbbe “ha ucciso”) il genere adventure game per le decadi a venire.
Ciò stabilito, rimane indubbio che l’incarnazione online dell’universo di Myst non abbia avuto le stesse sorti dell’originale, in un mercato estremamente competitivo che, a parte World of Warcraft a fare l’iPod della situazione, ben poco rimane da spartirsi per i troppi pretendenti alle briciole del videogaming massivo&permanente.
Il rilascio di Uru come piattaforma open source rappresenta appunto il tentativo da parte di Cyan di regalare nuova linfa a un progetto che altrimenti si avvierebbe a un abbandono più che probabile vista la situazione finanziaria non proprio floridissima della software house. Un rilascio che “fa paura”, si legge sul sito ufficiale, “perché questa è un’area in cui non siamo mai stati prima, quella dove si permette ad un prodotto di andare a zonzo liberamente”.
Ma Cyan lo dice in maniera piuttosto inequivocabile, l’alternativa sarebbe stata la chiusura definitiva dei server di gioco e la morte completa del mondo di Uru Live. Ora invece i fan potranno aprire server a proprio piacimento. In attesa di tempi migliori, e con la speranza di poter un giorno rinvigorire di propria mano il progetto di una vita, Cyan (o per meglio dire i fratelli Miller, fondatori e sviluppatori originali di Myst) manterrà in essere un solo server di gioco, un “ping” flebile in un universo che, bene o male, frequenta i videogame da un tempo incredibilmente e insolitamente lungo .
Alfonso Maruccia