Italia-fibra, accordo per prenderla larga

Italia-fibra, accordo per prenderla larga

Trovata una posizione compromesso sul modello strutturale di base per lo sviluppo delle nuove reti. In attesa delle raccomandazioni europee. L'accordo salomonico italiano soddisferà i requisiti continentali?
Trovata una posizione compromesso sul modello strutturale di base per lo sviluppo delle nuove reti. In attesa delle raccomandazioni europee. L'accordo salomonico italiano soddisferà i requisiti continentali?

I principali operatori nazionali di telecomunicazioni, dopo aver di fatto rotto nel Comitato NGN, hanno raggiunto un accordo sul “modello strutturale di base per lo sviluppo di reti di nuova generazione”: lo ha comunicato il (vacante) Ministero dello Sviluppo Economico, attraverso il Dipartimento delle comunicazioni.

Davanti al sottosegretario Paolo Romani si era nuovamente riunito il tavolo tecnico che chiamava gli operatori del settore ”ad effettuare i necessari approfondimenti tecnici, tecnologici, economici e finanziari” necessari ad “una più ampia e veloce diffusione delle Reti di accesso in fibra ottica”. Dopo una serie di annunci e speranze più o meno condivise , un primo passo sembra effettivamente essere stato compiuto: un accordo sul modello su cui basare lo sviluppo della nuova rete (cavidotti, fibre ottiche spente, collegamenti verticali, permutatori ottici e collegamenti ottici per stazioni radio base i sistemi sul tavolo) e che dovrà rappresentare “il punto di riferimento dell’attività che Governo, Enti locali e operatori prevedono di sviluppare congiuntamente”.

Secondo le indiscrezioni si dovrebbe trattare di un modello ibrido in cui si potranno usare (a discrezione degli operatori) sia la tecnologia Gpon ( fortemente voluta da Telecom Italia) sia quella point-to-point (preferita dagli OLO, la concorrenza), grazie all’impiego di un cavidotto in cui far transitare le fibre.

L’accordo rappresenta, spiega il sottosegretario Romani, un passo fondamentale “proprio nell’attuale situazione economica che impone ogni sforzo per fare scelte mirate su progetti di natura infrastrutturale capaci di dare un impulso serio e strutturato alle prospettive di sviluppo e crescita del Paese”.

Questo modello, spiega Romani, è volto “ad assicurare la massima armonizzazione con le infrastrutture esistenti”. A questo scopo, continua, verrà avviato, tramite una consultazione pubblica, “un veloce e accurato censimento delle infrastrutture in fibra ottica presenti nel Paese e dei relativi piani di investimento per lo sviluppo delle stesse nei prossimi tre anni. Questo atto è propedeutico all’identificazione delle aree oggetto di intervento secondo il modello su cui oggi è stato trovato l’accordo e a un celere e omogeneo sviluppo delle reti di nuova generazione sul territorio nazionale”.

Tutto pronto per partire dunque? Non proprio: “Tra due settimane sarà convocata la seconda riunione del Tavolo Governo Operatori con l’obiettivo di sancire i principi e le tappe necessarie per l’avvio concreto della partnership pubblico – privata che possa operare sulle infrastrutture passive necessarie alle reti di nuova generazione”, e la prossima settimana il Ministero dello Sviluppo Economico convocherà gli operatori medi e piccoli ai quali sarà presentato il nuovo modello (ma che avrebbero, secondo il sottosegretario, “già manifestato un concreto interesse a partecipare al progetto Italia digitale “). Sarà inoltre dato il via sempre questa settimana alla consultazione pubblica per il censimento della fibra e dei relativi piani di investimento per lo sviluppo delle stesse nei prossimi tre anni, atto “propedeutico all’identificazione delle aree oggetto di intervento secondo il modello su cui oggi è stato trovato l’accordo e a un celere e omogeneo sviluppo delle reti di nuova generazione sul territorio nazionale”.

Intanto l’Europa sta a guardare (ma non sta con le mani in mano): dovrebbe essere divulgata (attese per i primi giorni della settimana) la Raccomandazione Nga approvata in via definitiva dalle Commissione europea mercoledì, e presto sarà avviato Broadband Communication , il primo framework europeo a cui gli Stati membri dovranno attenersi per centrare gli obiettivi dell’Agenda digitale (che vorrebbe garantite connessioni a 30 Mbps per tutti i cittadini della UE e disponibilità di 100 Mbps in almeno il 50 per cento delle abitazioni) e del Piano pluriennale per la gestione dello spettro radio. A Bruxelles sono convinti che la competitività del Vecchio Continente dipenda anche dalle nuove tecnologie e, in particolare, da Internet. Interessanti sviluppi che da Roma dovranno osservare attentamente: verrà delineata in questa sede la cornice entro cui i regolatori nazionali dovranno iscrivere le proprie norme per la realizzazione e l’accesso alle nuove infrastrutture di rete. Il tutto nell’ottica della contrapposizione tra incumbent e OLO e della definizione di rispettive responsabilità e delle tariffe sulle nuove reti.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
20 set 2010
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