India, autarchia informatica con l'OS proprietario

India, autarchia informatica con l'OS proprietario

Nuova Delhi annuncia di essere al lavoro per la realizzazione di un sistema operativo tutto indiano. Le autorità promettono maggiore sicurezza
Nuova Delhi annuncia di essere al lavoro per la realizzazione di un sistema operativo tutto indiano. Le autorità promettono maggiore sicurezza

Ancora piani di autarchia tecnologica per l’India: la costola dedicata alla ricerca del Ministero della Difesa annuncia l’avvio dei lavori su un sistema operativo fatto completamente in casa. Il sistema operativo di Nuova Delhi sarà più sicuro di Windows e Linux messi assieme, sostituirà in toto la tecnologia “occidentale” e garantirà al governo un maggiore controllo contro i tentativi di cyberattacco.

Le autorità possono contare sulle competenze di 50 diversi centri di ricerca sparsi sul territorio indiano, mentre per guidare i lavori sul nuovo OS sono stati approntati due nuovi centri di ingegneria del software presso le città di Bangalore e Nuova Delhi.

Perché creare un sistema operativo da zero? Le autorità precisano che la principale motivazione che dà il la a una simile impresa è la sicurezza “compromessa” del codice attualmente in circolazione: Nuova Delhi non si fida di Windows e men che meno di Linux , che pure è alla base di altri fantomatici “OS autarchici” in quel di Cuba , Russia e Cina .

“Il solo modo di proteggere” il fondamento di una moderna società dell’informazione è “avere un sistema realizzata in casa, l’architettura completa… il codice sorgente lo porti con te e nessuno sa di che cosa si tratti” dice il consulente scientifico V.K. Saraswat.

Per l’India vale insomma ancora il motto “security through obscurity”, definizione che risulta ancora attraente per una nazione che ha già preteso che i produttori di smartphone “spifferassero” i segreti delle tecnologie di cifratura usate sui dispositivi mobile. Sempre che, ben inteso, il nuovo “OS indiano” non si riveli aleatorio come il famigerato laptop da 10 dollari .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
13 ott 2010
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