Google: la cattiva reputazione non pagherà

Google: la cattiva reputazione non pagherà

Implementato uno specifico algoritmo per risolvere il problema del ranking abusivo. La regola "basta che se ne parli" non varrà più. BigG non ha escluso che altre falle vengano trovate in futuro
Implementato uno specifico algoritmo per risolvere il problema del ranking abusivo. La regola "basta che se ne parli" non varrà più. BigG non ha escluso che altre falle vengano trovate in futuro

È un principio apparentemente basilare quello recentemente evidenziato da Google: la cattiva reputazione di un’azienda non porta effetti benefici sui suoi affari . Quasi una tautologia, messa tuttavia in discussione da un sito di ecommerce chiamato DecorMyEyes . Il suo gestore, tale Vitaly Borker, era infatti riuscito a trasformare centinaia di recensioni negative in un vanto.

Uno schema truffaldino studiato ad arte, che aveva sfruttato una “vulnerabilità” del motore di ricerca di Google per far salire il sito DecorMyEyes nei ranking dei negozi specializzati in occhiali firmati. La merce venduta dal sito è però falsa, fatto che aveva scatenato le ire più veementi da parte degli utenti. Ma la trovata di Borker aveva sfruttato proprio le calunnie per scalare posizioni nel search di Mountain View .

Il caso è ora giunto all’attenzione della stessa BigG, inizialmente convinta che si trattasse semplicemente di una vicenda limite e non di un problema diffuso. Una squadra si è però immediatamente messa al lavoro, cercando una soluzione di natura algoritmica alla scalabilità abusiva interna al search engine . Soluzione trovata in poco tempo, dopo aver vagliato una serie di metodologie alternative.

Come sottolineato dal googler Amit Singhal, il blocco del sito DecorMyEyes avrebbe risolto il problema singolo, ma non certo aiutato a tappare il buco. Bocciata anche una seconda soluzione, che avrebbe sfruttato la tecnica analitica dei sentimenti per trasformare tutte le recensioni negative in ranking bassi. Singhal ha però riconosciuto il pericolo legato alle posizioni di personaggi politici contestati o tematiche delicate come l’aborto.

Il team di Google sembra quindi aver già implementato uno specifico algoritmo capace di raccogliere tutti quei siti commerciali come DecorMyEyes , classificandoli in base al numero di recensioni negative da parte degli utenti . Nessun dettaglio è stato rivelato, mentre lo stesso Singhal ha sottolineato come ulteriori debolezze potrebbero essere scoperte in futuro.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
2 dic 2010
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