ONU: una governance per Internet

ONU: una governance per Internet

L'Organizzazione delle Nazioni Unite si prepara a formare un nuovo gruppo di lavoro dall'obiettivo alquanto problematico: creare standard intergovernativi per regolamentare Internet
L'Organizzazione delle Nazioni Unite si prepara a formare un nuovo gruppo di lavoro dall'obiettivo alquanto problematico: creare standard intergovernativi per regolamentare Internet

Il nuovo corso di Internet sorgerà presto per volontà degli stati membri dell’ONU. Le Nazioni Unite si preparano a regolamentare la rete delle reti come mai era stato fatto fino a ora , mentre la lista dei paesi promotori del nuovo gruppo di lavoro – Brasile, Cina, India e Arabia Saudita – lascia intendere che il modello di “controllo” sia molto meno libertario e democratico di quello attuale.

A spingere per la creazione del gruppo di lavoro è stato il Brasile, convinto sostenitore della necessità di “standard globali” accettati da tutte le nazioni e in grado di ingabbiare il moderno caos telematico in regolamentazioni e dispositivi legali ben definiti.
Nel burocratese delle Nazioni Uniti gli standard globali vengono descritti come uno strumento in grado di “fornire ai Governi una posizione paritaria nel mantenere i propri ruoli e le proprie responsabilità nel rispetto dei problemi di politica pubblica internazionale riguardante Internet ma non le questioni tecniche quotidiane e operative che non hanno conseguenze su tali problemi”.

Passando dalla burocrazia ai fatti, alcuni osservatori sottolineano come certi governi sembrino pretendere una garanzia assicurativa contro i fenomeni di controinformazione à la Wikileaks , un vero e proprio “interruttore di Internet” da spegnere e accendere a proprio piacimento quando ce ne fosse la necessità o la convenienza a questo o quel regime politico. Una frenesia da regolamentazione telematica che scatena reazioni estremamente negative e la cui utilità sarebbe tutta da dimostrare nel concreto.

Gli standard di governance globale di Internet non piacciono proprio a nessuno , nemmeno a Google e al suo vate tecnologico Vint Cerf che parla di ingerenze governative indesiderate in un sistema di autoregolamentazione che ha sin qui favorito lo sviluppo e la crescita della rete telematica globale. Cerf – e Google – è a favore di un ruolo paritario con i governi mondiali quando si tratta di discutere la governance di Internet, anche se in definitiva “l’attuale approccio aperto, dal basso verso l’alto funziona proteggendo gli utenti dagli interessi acquisiti e permettendo un’innovazione rapida”. Occorre combattere per mantenere tale approccio inalterato, conclude Cerf.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
20 dic 2010
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