IBM crea nuovi linguaggi per il computer cognitivo

IBM crea nuovi linguaggi per il computer cognitivo

Big Blue al lavoro su un nuovo paradigma per la programmazione. Una tecnologia libera dai condizionamenti del passato e modellata sui chip che riproducono il cervello umano
Big Blue al lavoro su un nuovo paradigma per la programmazione. Una tecnologia libera dai condizionamenti del passato e modellata sui chip che riproducono il cervello umano

Il cognitive computing è una delle frontiere su cui IBM si è maggiormente concentrata nell’ultimo periodo, e Big Blue scommette che presto le macchine saranno in grado di “capire” le cose – oltre a macinare numeri a velocità elettroniche – migliorando le capacità di analisi e di interazione con gli esseri umani.

Ma per sfruttare al meglio queste nuove, ipotetiche capacità “cognitive”, spiega l’azienda statunitense, occorre un cambio di paradigma a cominciare dall’ecosistema software pensato per sfruttare il nuovo hardware senziente. Un ecosistema che giocoforza non potrà derivare dal FORTRAN come i linguaggi di programmazione oggi disponibili per le comuni piattaforme informatiche al silicio, “stupide” ma incredibilmente veloci nel calcolo digitale.

IBM è dunque al lavoro su “un FORTRAN per i chip sinaptici”, un tipo di hardware ispirato dal funzionamento del cervello già presentato da Big Blue e a cui ora viene affiancato un modello di programmazione ad alto livello basato su blocchi costruttivi – componibili e riutilizzabili – chiamati corelet .

Ogni corelet “rappresenta uno schema completo di una rete di core neurosinaptici” che descrive una funzione base, spiega IBM; il nuovo paradigma di programmazione fa sì che il funzionamento interno di ogni corelet risulti nascosto, e solo gli input e gli output saranno accessibili agli sviluppatori di codice. In tal modo un programmatore potrà concentrarsi su “cosa” un corelet fa piuttosto che su “come” lo fa, avendo la possibilità di combinare diversi corelet per produrne di nuovi, più complessi e dotati di funzionalità maggiormente evolute.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
8 ago 2013
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