Corea, Kinect è un'arma di difesa nazionale

Corea, Kinect è un'arma di difesa nazionale

Una rete composta dalle periferica studiate per Xbox monitora la zona demilitarizzata tra le due Coree. Identifica ogni cosa, distingue tra umani e animali e in futuro rileverà anche il battito cardiaco degli osservati
Una rete composta dalle periferica studiate per Xbox monitora la zona demilitarizzata tra le due Coree. Identifica ogni cosa, distingue tra umani e animali e in futuro rileverà anche il battito cardiaco degli osservati

La demarcazione tra realtà e videogame è sempre più labile: Kinect presidia il confine tra la Corea del Sud e la Corea del Nord. Al centro di annose questioni, la zona è una delle più calde dell’intero globo e la necessità di sorvegliare l’area è talmente sentita che accanto ai consueti sistemi di controllo (umani e non solo), viene utilizzata anche la periferica studiata per Xbox.

La linea demilitarizzata che sancisce la separazione tra i due paesi (DMZ) è stata riempita con una rete di Kinect, utile ed efficace, a quanto pare, per vigilare sugli eventuali tentativi di attraversamento del confine e avvisare le autorità in caso di pericolo. Come riporta il sito sudcoreano Hankooki, l’artefice del sistema è lo sviluppatore indipendente Jae Kwan Ko, un esperto di soluzioni di monitoraggio che ha mantenuto il massimo riserbo sul meccanismo escogitato. Non a caso, infatti, la news esce con consistente ritardo, poiché il gruppo di Kinect sarebbe attivo dallo scorso agosto.

Stando a quanto è filtrato, inoltre, sembra che il sistema sia in grado non solo di rilevare la presenza di persone e/o oggetti in movimento nell’area sorvegliata, ma anche di distinguere tra esseri umani e animali. Lo stesso Jae Kwan Ko, poi, continua a migliorare il marchingegno, che nel prossimo futuro dovrebbe essere capace di identificare anche fonti di calore e rilevare il battito cardiaco della creatura monitorata.

Se nessuno avrebbe mai potuto prevedere che un sistema concepito per il gioco sarebbe stato utilizzato come strumento per la difesa nazionale, non è la prima volta che la tecnologia arriva a sbrogliare l’articolata matassa della sorveglianza delle frontiere. In passato in Corea si tentò con le robottorrette , mentre Israele e Regno Unito hanno optato per i soldati robot. Senza contare che nell’imminente futuro i cieli delle zone a rischio si popoleranno di quei droni già in azione da tempo nel martoriato Afghanistan.

Alessio Caprodossi

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Pubblicato il
6 feb 2014
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