BMW mette l'IP nel motore

BMW mette l'IP nel motore

Ci vuole Internet per rendere sicura l'auto di domani: la casa bavarese già oggi ci schiaffa dentro ethernet e IPv4
Ci vuole Internet per rendere sicura l'auto di domani: la casa bavarese già oggi ci schiaffa dentro ethernet e IPv4

È come avere un pezzetto di Internet dentro il cofano della propria auto. Ci stanno pensando a Monaco quei mattacchioni della BMW : invece di complicarsi la vita a sviluppare protocolli complicati e costoso hardware dedicato, un gruppo di ricercatori della casa bavarese ha pensato di dare una chance al protocollo IP . Con risultati incoraggianti.

“Uno degli obiettivi era verificare la capacità del protocollo di rispondere in tempo reale nelle applicazioni che coinvolgono la sicurezza” racconta Richard Bogemberger, manager del progetto. Per garantire la gestione ottimale della rete sono stati implementati QoS e funzionalità di traffic shaping : “Gli esperimenti col prototipo hanno mostrato un rendimento superiore ai parametri previsti, anche mentre erano in esecuzione applicazioni multimediali sulla stessa rete”. Prova superata, dunque.

L’auto del futuro è stata assemblata unendo un normale personal computer, un server multimediale, una fotocamera e un gran numero di sensori collegati al motore e al controllo dell’assetto. La scelta del protocollo da implementare è caduta su IPv4 : non che IPv6 non fosse stato preso in considerazione, anzi ci sarebbero “grandi potenzialità” per il suo impiego, ma al fine di stabilire la fattibilità del progetto bastava la vecchia versione, di più facile implementazione.

Le auto moderne sono un vero concentrato di tecnologia: sensori ABS, controllo dell’assetto, verifica della pressione dei pneumatici, rilevatore di pioggia e buio. Tutti questi dispositivi devono interagire tra di loro, e in futuro magari anche con quelli di altre auto per prevenire le collisioni e altri tipi di incidenti . Per farlo, quasi tutte le case si affidano a costose soluzioni sviluppate su misura o quasi, che trasformano la macchina in una specie di concentrato di cavi e giunti.

Il motivo per mettere alla prova il protocollo IP è doppio: “Ci aspettiamo una sempre maggiore richiesta di elettronica nell’auto, sia per integrare apparecchi destinati ai passeggeri, sia per collegarsi ad altre auto o all’infrastruttura stradale” spiega ancora Bogenberger, “ma eravamo anche interessati ad esplorare la possibilità di costruire un veicolo parte integrante della rete globale”.

Il protocollo IP offre agli scienziati dell’automobile anche un’altra possibilità interessante: semplificare e risparmiare sfruttando hardware prodotto su larga scala . “Faciliterebbe anche il coordinamento e lo sviluppo di applicazioni assieme ai partner” conclude Bogenberger. Peccato che per il momento sia tutto un prototipo: per vedere la prima berlina con l’elica connessa ad Internet, probabilmente si dovrà attendere ancora un po’.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
4 dic 2007
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