Il cybercrime rende più del narcotraffico

Il cybercrime rende più del narcotraffico

Un giro d'affari enorme, che passa praticamente sotto silenzio. Con le istituzioni che non riconoscono appieno il problema. E le aziende e i cittadini che non sono coscienti dei rischi che corrono
Un giro d'affari enorme, che passa praticamente sotto silenzio. Con le istituzioni che non riconoscono appieno il problema. E le aziende e i cittadini che non sono coscienti dei rischi che corrono

“Un furto in supermercato ti costerà più anni di galera che rubare milioni online”: con queste parole David DeWalt, CEO di McAfee, denuncia un business criminale che ha ormai raggiunto la cifra esplosiva di 75 miliardi di euro l’anno . Secondo i dati forniti dallo stesso David, ogni anno i reati informatici costano ad aziende e cittadini almeno 29 miliardi di perdite a causa di truffe e crack di sistemi.

La cifra sorpasserebbe gli introiti dell’intero mercato della droga in tutto il mondo : ma, continua DeWalt, è davvero “incredibile quanto sia scarsa la consapevolezza dei rischi della cybersicurezza” tra la popolazione e le imprese. Secondo il CEO, mancano gli strumenti adatti alla individuazione e alla cattura dei cybercriminali: anzi non ci si è nemmeno tanti vicini.

Gli esempi, d’altronde, non mancano: basti citare il recente caso della Pfizer , vittima di malware e dello spam sui suoi stessi prodotti, o l’incredibile vicenda Ameritrade , nella quale sarebbero stati esposti i dati personali della bellezza di quasi sei milioni e mezzo di clienti, proprietari di una fortuna che si aggira attorno ai 216 miliardi di euro .

Secondo DeWalt , sono cinque gli elementi da porre in campo per sanare questa falla del sistema. Il consolidamento dell’industria , con un gran numero di piccole imprese che confluiscano gradualmente in strutture più ampie e con maggiori risorse per proteggersi. Poi L’adeguamento delle leggi , che dovranno prevedere specifiche norme per garantire maggiormente i diritti dei cittadini, proprio come accade in altri settori.

Un altro passo importante, dovrebbe essere quello di concentrarsi sulla protezione dei dati piuttosto che delle reti aziendali : “Tradizionalmente la sicurezza si è sempre concentrata sul perimetro” spiega DeWalt, mentre oggi “il punto chiave è pensare ad una sicurezza orientata a proteggere i dati”. Ad esempio, impedendo l’utilizzo di certe informazioni su terminali esterni alla rete autorizzata.

I rischi maggiori, tuttavia, arriverebbero dalle nuove tecnologie che si stanno affermando in questi anni: il concetto di server virtualizzato , che tanto semplifica la vita e abbatte i costi per le imprese, può esporre decine di server virtuali alla curiosità dei malintenzionati in un colpo solo, attraverso una falla in una singola macchina. Lo stesso dicasi per gli strumenti tanto cari ai manager, gli smartphone , che spesso contengono materiale riservato assolutamente privo di qualsiasi protezione e in balia del primo ladro di passaggio.

Secondo DeWalt comunque “siamo solo all’inizio della partita”. E ovviamente la sua azienda, assieme alle altre del settore, è pronta ad affrontare queste nuove sfide.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
20 set 2007
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