UE, tra monopoli e standard tecnologici

UE, tra monopoli e standard tecnologici

La Corte di Giustizia dell'Unione Europea soppesa le posizioni di Huawei e ZTE, che si confrontano su brevetti legati a standard essenziali come LTE. Come stabilire il prezzo giusto delle royalty?
La Corte di Giustizia dell'Unione Europea soppesa le posizioni di Huawei e ZTE, che si confrontano su brevetti legati a standard essenziali come LTE. Come stabilire il prezzo giusto delle royalty?

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea si è espressa sulla delicata questione dell’abuso di posizione dominante relativamente allo sfruttamento di brevetti legati ad uno standard tecnologico.

A dare l’occasione alla giustizia europea di sciogliere questo nodo è stata una corte tedesca, che ha demandato ad essa la questione di diritto legata alla causa che vedeva contrapposte Huawei e ZTE.
Oggetto del contendere, sono i brevetti legati a standard tecnologici essenziali , che in quanto tali devono essere concessi per lo sfruttamento secondo condizioni FRAND (fair, reasonable, and non-discriminatory): nel concreto significa anche che un’azienda detentrice di brevetti rientranti in tale categoria non può, una volta individuata una violazione, diffidare immediatamente la controparte minacciando uno scontro in tribunale, ma deve prima presentare formale richiesta di sottoscrivere una licenza accettabile.

Stessa questione, per esempio, è stata sollevata da Apple nelle battaglie brevettuali che la vedono contrapposta ad Ericsson ed a Samsung che è stata peraltro costretta a raggiungere un accordo con le autorità europee per chiudere l’indagine nei suoi confronti avviata dalla Commissione europea proprio con l’accusa di abuso di posizione dominante per lo sfruttamento di standard tecnologici.

Nel caso specifico, Huawei Technologies, titolare di brevetti legati agli standard LTE, avrebbe contattato nel 2012 ZTE rilevando la mancata sottoscrizione da parte sua di un accordo di licenza per lo sfruttamento di tali tecnologie e proponendone uno “ritenuto ragionevole”. A tale proposta ZTE ha ribattuto con una controfferta di accordi di cross-licensing mettendo sul piatto la propria proprietà intellettuale. Non ritenendola congrua, Huawei è ricorsa al tribunale tedesco. Questo si è quindi rivolto alla giustizia europea chiedendo se con la denuncia Huawei avesse abusato della sua posizione dominante scaturita dall’avere un monopolio economico legale (il brevetto) su uno standard tecnologico imposto (l’LTE).

I giudici europei hanno affrontato la questione nella causa C-170 , aperta nel 2013 ed ora giunta a conclusione: la normativa, spiega la Corte di Giustizia, “non vieta a un’impresa in posizione dominante e titolare di un brevetto essenziale ai fini dell’applicazione di una norma tecnica stabilita da un organismo di normalizzazione, che la stessa impresa si è impegnata, dinanzi a tale organismo, a concedere in licenza a condizioni FRAND, di esperire un’azione per contraffazione contro il presunto contraffattore del suo brevetto e volta alla presentazione di dati contabili relativi ai precedenti atti di sfruttamento di tale brevetto o al risarcimento dei danni derivanti da tali atti”.

Inoltre, l’imposizione dell’obbligo di cedere l’utilizzo dei brevetti a condizioni FRAND implica che le royalty ottenute non debbano essere troppo alte, ma non significa che queste debbano essere d’altro canto troppo basse, dal momento che non si può costituire un danno per il detentore dei diritti.

Nel caso in esame, continua , “una soluzione equilibrata e ragionevole deve essere trovata” dal momento che entrambe le parti in causa hanno lo stesso potere negoziale: se ciò non dovesse essere possibile ZTE e Huawei possono chiedere ad un terzo imparziale di fissare le royalty adeguate da pagare .

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
23 lug 2015
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