Un database a caccia di pedoporno online

Un database a caccia di pedoporno online

Il progetto Interpol punta su una maggiore cooperazione per le indagini su scala globale. Il fulcro sarà un archivio intelligente di dati e immagini provenienti da mezzo mondo
Il progetto Interpol punta su una maggiore cooperazione per le indagini su scala globale. Il fulcro sarà un archivio intelligente di dati e immagini provenienti da mezzo mondo

“Ogni immagine pedopornografica è una scena del crimine”. Questo il presupposto sul quale lavorerà la task force del rinnovato Project Guardian , istituito da Interpol e annunciato nell’ambito della conferenza organizzata dall’International Centre for Missing and Exploited Children ( ICMEC ).

Quel che più preoccupa Interpol, rivela il segretario generale Ronald K. Noble, è il fatto che i siti che costituiscono i punti di riferimento per i pedofili si sappiano mimetizzare sempre meglio, complicando a dismisura le indagini e le procedure per punire coloro che perpetrano i reati. Molti siti promettono “giovani modelli”, in home page compaiono ragazzine ammiccanti, truccate e spesso agghindate come fossero adulte. Solo accedendo alla sezione a pagamento del sito si possono individuare immagini non altrettanto innocue, o addirittura stabilire contatti con le giovani vittime.

Quali i mezzi per combattere questo tipo di abusi, e la criminalità organizzata che li sostiene? Tecnologia, esperienza e collaborazione: saranno queste le colonne portanti del Project Guardian. Un milione di euro sarà il costo di lancio dell’operazione, che prevede l’addestramento di esperti e un’attività di coordinamento a livello sovranazionale, per favorire una migliore integrazione delle risorse e delle informazioni in possesso delle forze dell’ordine dei paesi membri di Interpol.

Il progetto potrà avere come punto di riferimento l’ International Child Sexual Exploitation database ( ICSE ). Finanziato dai membri del G8, costituirà una versione più accessibile e completa dell’ Interpol’s Child Abuse Image Database (ICAID), che tuttora raccoglie oltre 500mila immagini ed incrocia le informazioni che provengono da più fonti sull’operato della criminalità pornopedofila.

Nel momento in cui Interpol riceve dai paesi membri delle segnalazioni, un software per il riconoscimento di immagini effettua la comparazione, individua i pattern che accomunano le immagini, e consente una rapida scrematura dei risultati . Con l’ausilio di periti attinti dalle specializzazioni più disparate, si cerca di individuare il paese in cui è avvenuto l’abuso, per poi contattare le autorità locali, collaborando affinché il caso venga risolto.

Sorvolando su eventuali perplessità riguardo alla sicurezza del database, e sulle possibili implicazioni nel caso in cui venisse violato, i risultati ottenuti finora sono considerati tangibili . Dai 30 del 2001, momento in cui il database contava 50mila immagini (un numero relativamente ridotto, probabilmente perché il fenomeno della pedopornografia in Rete era meno esteso rispetto ad ora), i casi di bambini identificati, localizzati e salvati sono saliti a 500 all’anno.

La cooperazione e l’azione da parte delle forze di polizia, però, sono limitate da legislazioni manchevoli . Oltre la metà degli stati membri di Interpol non prevede leggi che riguardano la pedopornografia, mentre 136 di essi non considera reato la detenzione di materiale pedopornografico.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
19 gen 2007
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